La seconda e conclusiva giornata di Iab Forum 2017 ha dato spazio a progetti e modelli che propongono una visione alternativa e sostenibile del digital advertising.
I 3 principali takeaway della giornata finale:
Blockchain
È possibile applicare i principi dell’etica al settore del credito online? La risposta è sì e ne è la prova Tinaba, un prodotto italiano ideato per il trasferimento, la gestione e la spesa di denaro.
L’ideatore di questa app che è anche piattaforma per progetti di crowdfunding, è Matteo Arpe, professionista con un’esperienza bancaria trentennale e autore di un libro sui numeri primi.
“La digitalizzazione della gestione del denaro ha creato una grande confusione tra il concetto di banca e quello di finanza”. Due concetti differenti a partire dalle rispettive storie.
Questa confusione deriva dalle idee poco chiare che le persone hanno di cosa sia una banca.
La maggior parte dei cittadini cresce senza conoscere le differenze tra il conto corrente di una banca ed il conto di un’altra. “Oggi più che mai, anche perché le banche non parlano ai giovani e i giovani non si rivolgono a loro”.
Il principale interlocutore delle nuove generazioni è la finanza. O meglio, la tecno-finanza (o FinTech) che risponde esattamente alle loro esigenze: movimentazione di denaro per acquisti o transazioni senza costi di servizio e in modo immediato.
Le banche non parlano ai giovani e i giovani non si rivolgono a loro
Come risponde Tinaba a questa nuova domanda del mercato? “L’idea alla base – spiega Arpe – parte da un’analisi delle nuove aziende che hanno il loro core nel servizio di pagamento. Anche noi siamo espressione del FinTech ma, al contrario degli altri, manteniamo un contatto con l’economia reale, connettendo il sistema ad una banca reale, per ogni paese in cui operiamo”.
Interessante ed molto attuale è il servizio di condivisione del denaro. “Con il nostro sistema, un gruppo di persone può aprire un conto condiviso dalla durata di 72 ore, senza costi di spostamento”.
Si tratta di una opzione che fino a ieri era, come molte altre, a disposizione esclusivamente delle classi sociali più facoltose. Oggi è nella disponibilità di tutti”.
La tracciabilità è un altro dei punti di forza della piattaforma. “Superiamo il concetto di moneta forzosa che impone di accettare come pagamento una data moneta entro i limiti nazionali”.
Con Tinaba, il pagamento viene accettato a prescindere dalla valuta. “Quello che conta è la titolarità dell’operazione (bonifico, pagamento etc…. ndr.) e quindi la sua tracciatura”.
La posizione di Arpe sul sistema finanziario della blockchain per l’acquisto e la vendita della moneta virtuale bitcoin, ha varie sfumature.
“Hanno un grandissimo fascino perché cambiano la regola alla base della moneta classica: non c’è più un dato centrale di controllo ma dei dati diffusi. Questo, in teoria, dà maggiore trasparenza e riduce la possibilità di speculazioni, tanto che in alcuni paesi dell’America Latina si era pensato di poter utilizzare i bitcoin come sostituiti della carta d’identità”.
Ma non tutto è oro ciò che luccica. “È anche vero – commenta Arpe – che il sistema delle monete virtuali è perfetto per eludere la legge e questo crea grande preoccupazione perché è sostanzialmente al di sopra della legge permettendo lo spostamento di grandi e piccoli capitali senza vincoli o divieti”.
I pro e i contro della profilazione
Ieri abbiamo scoperto che è possibile offrire un servizio di ricerca online senza la mercificazione spinta dei dati degli utenti.
Gli ideatori della francese Qwant sono convinti che un approccio etico al web sia possibile. Il direttore generale, Alberto Chalon, ha spiegato la vision di questo motore di ricerca che può contare tra i propri partners sacchetti pubblici come la Cassa Depositi e Prestiti francese.
“Ogni giorno regaliamo dati al soggetto che attualmente monopolizza il mercato europeo, Google. Al contrario dei paesi asiatici o degli Usa, l’Europa non è riuscita ancora a pianificare una strategia che permetta alternative a questo monopolista. La ragione – ha continuato Chalon – è la poca attenzione ai prodotti made in Europe”.
Il concetto è semplice. Al contrario degli altri browser, Qwant risponde alle domande degli utenti senza basarsi sulle loro ricerche precedenti, sulle loro abitudini e preferenze.
“La nostra piattaforma non utilizza gli strumenti di profilazione e monitoraggio della concorrenza.
Noi proponiamo un sistema che rispetta l’individuo ma anche gli stessi principi alla base del libero mercato
Ci stiamo abituando a vivere in una bolla in cui siamo convinti che le risposte alle nostre domande in rete siano oneste e libere. In realtà – riflettono i nostri gusti, limitando la nostra libertà di scelta e di pensiero”.
In buona sostanza “veniamo privati della nostra identità, spinti a consumare solo ciò che conosciamo. Noi proponiamo un sistema che rispetta l’individuo ma anche gli stessi principi alla base del libero mercato”.
Il servizio, attivo dal 2013, ha fatto registrare ben 60milioni di visite nell’ultimo mese. Un risultato che è un record per i motori di ricerca alternativi. L’obiettivo è arrivare entro il 2020 ad occupare il 5% delle quote di mercato.
Profilazione spinta delle persone. È stata questa la chiave della vittoria elettorale di Donald Trump alle ultime elezioni presidenziali americane.
Non si tratta di una supposizione ma di fredda matematica, come ha dimostrato Alexander Nix, Ceo di Cambridge Analytica, compagnia londinese specializzata nella comunicazione basata sull’intreccio dei data mining e i data analysis.
Un lavoro di monitoraggio di usi e costumi tipico del marketing online declinato sulle esigenze della campagna elettorale del candidato repubblicano, ha permesso di definire la personalità dell’elettore tipo.
Un prototipo servito a misurare la coincidenza dei singoli potenziali elettori dei vari Stati confederati.
La fase operativa della macchina elettorale trumpiana è consistita nella produzione di contenuti tagliati sugli interessi e le antipatie delle persone, assecondandole in tutto e per tutto.
Innovazione a servizio delle persone
Anche Pirelli sta investendo nel settore dei big data e dei sistemi di conversazione automatizzati. Ne ha parlato Carlo Torniai, Head of Data Sience and Analytics Pirelli proveniente da Tesla.
“Il nostro interesse per la data science analytics ha come obiettivo il passaggio da società di vendita a provider di servizi”.
Per questo motivo “abbiamo creato un team interno con tre obiettivi: monitoraggio dell’usura delle varie componenti dell’auto, dell’andamento del business e degli investimenti. Il tutto viene tradotto in data products”.
Jeff Kofman è, invece, un giornalista d’inchiesta e inviato di guerra che un paio d’anni fa ha iniziato un progetto che ha portato alla creazione di un sistema intelligente di trascrizione (e traduzione) di contenuti editoriali.
Il nome di questo sistema è Trint e si propone come soluzione a uno dei maggiori problemi del settore editoriale: la carenza di risorse economiche e umane dedicate alla scrittura dei contenuti. Una macchina che facilita la trascrizione dei contenuti.
“Capita – spiega il suo ideatore -, soprattutto nell’attività di un freelance, di proporre notizie a piattaforme differenti”.
Il prodotto deve essere necessariamente diverso, e questo significa tempo e denaro da spendere per trascrivere e tradurre testi”. Kofman ha immaginato Trint come trascrittore da applicare all’ambito video che “nel 2018 rappresenterà l’84% del traffico internet”.
Assist Digital è una realtà italiana che rappresenta l’eccellenza nel settore del machine learning e al conversational design applicati all’audio/video. Il Head of Design della società, Luca Petroni, ne ha esposto la mission.
“Il nostro settore ha l’obiettivo di rispondere ai nuovi bisogni degli utenti che consistono nella fruizione di servizi il più adattati alle loro esigenze di tempo e ai loro interessi. La chiave è una grande cura per la User Experience”.
Optichannel: l’offerta del migliore contenuto nel migliore dei modi e tempi possibili
Petroni conia un neologismo per sintetizzare questo complesso concetto: “optichannel”, intendendo l’offerta del migliore contenuto nel migliore dei modi e tempi possibili.
La seconda giornata di Iab Forum 2017 si è conclusa con la videoconferenza di Julian Assange, intervistato dal presentatore del meeting, Marco Montemagno.
L’intervento del cofondatore di WikiLeaks si è concentrato sul tema delle fake news. “Non sono un evento nuovo, risalgono a quando l’informazione era veicolata esclusivamente attraverso giornali cartacei e con televisioni. Basti pensare alle bugie sulla guerra in Vietnam e su quella in Iraq”.
Per il giornalista, rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, “l’intelligenza artificiale e gli algoritmi sono allo stesso tempo sia una trappola, quando vengono usati per la produzione in serie di notizie false, e sia un mezzo di difesa, quando aiutano a riconoscere il vero dal falso”.
Questa due giorni milanese di appuntamenti sul mondo digital italiano e non, ha confermato quanto già credevamo: la ricchezza del web è nelle idee che si fanno progettualità e lavoro.
Lavoro che è analisi e concetti ma anche artigianato fatto di tentativi, fallimenti e successi.
Proprio come lo è da sempre, da quando l’essere umano ha imparato come guadagnarsi da vivere, ben prima che il primo schermo vedesse la luce.