Il fact checking è la verifica della veridicità di informazioni e della validità delle fonti dalle quali sono state reperite tali informazioni. Si tratta di una pratica estremamente diffusa nel giornalismo, ma che a causa della crescente digitalizzazione è sempre più complesso mettere in atto.
Dal momento che chiunque può scrivere qualsiasi cosa sul web (basti pensare ai social network, ai blog indipendenti, ai forum, perfino a fonti considerate attendibili dai più come Wikipedia), fare un fact check è sempre più difficile. Questa complessità di controllo delle informazioni e della loro diffusione ha portato inevitabilmente al fenomeno di massa delle fake news. Come combatterle con l’intelligenza artificiale?
Come funziona il fact check
Controllare che le proprie fonti siano autorevoli e che tutte le informazioni riportate siano reali fa parte del codice deontologico dei giornalisti professionisti. A loro viene affidata l’informazione ufficiale, quella che viene considerata per eccellenza veritiera. Almeno, così era fino a qualche anno fa.
Ad oggi la diffusione di contenuti online non è arginabile e controllare che tutte le informazioni presenti nell’etere siano reali e verificate è un’impresa ardua. Per questo si parla di due diverse tipologie di fact checking.
Fact checking Ante hoc
In questo caso di fact checking il significato è quello originario. Si verifica che un’informazione sia veritiera e che una fonte sia attendibile prima di stendere il contenuto di un giornale, di un blog, di un qualsiasi canale di informazione. Insomma, questo è come funziona il fact check che i giornalisti dovrebbero effettuare per deontologia.
Fact checking Post hoc
Questa è invece una forma di controllo della veridicità di un’informazione dopo che essa è stata resa pubblica. Questo lavoro viene svolto da numerosi debunker, ovvero divulgatori che per lavoro o per passione segnalano le fake news al pubblico e ne dimostrano la falsità.
Nell’era digitale però, il fact checking assume un significato più profondo che impatta sull’intero tessuto sociale: diffondere notizie false non solo è un reato, ma è anche causa di tumulti, problemi e divisioni sociali e politiche. Lo abbiamo visto con orrore durante la pandemia da Covid-19. La diffusione di notizie false e la mescolanza tra fonti autorevoli e non, tra opinioni e fatti, ha creato una vera e propria spaccatura su un problema che riguarda la società intera.
Che cos’è il fact checking di Facebook?
Se le informazioni veicolate su giornali e talk show non sono sempre veritiere, cosa ci si può aspettare dai social network? Qui chiunque può scrivere e mostrare qualunque cosa, indipendentemente dalla sua reale conoscenza dell’argomento. Così il colosso delle comunicazioni social ha sviluppato il Facebook fact checking program per arginare il flusso costante di disinformazione sul web.
Il social network di Mark Zuckerberg è stato tra i primi a comprendere l’importanza di integrare l’intelligenza artificiale alla verifica delle notizie. Un gruppo di fact checker lavora costantemente alla verifica delle notizie diffuse sul web, intervenendo in maniera immediata su notizie false.
Neanche l’esercito del fact checking di Facebook, però, può operare da solo. Così il social network, seguito a ruota da Twitter e Instagram, ha applicato l’intelligenza artificiale al controllo di fonti attendibili. È ciò che accade quando, su una storia di Instagram in cui vengono nominati i vaccini o il Covid-19, un banner che invita all’informazione consapevole appare in automatico agli utenti.

Che ruolo ha il fact checking in Italia
Nel nostro paese, e non solo, la diffusione di fake news sembra un fiume in piena, impossibile da arginare. Le notizie false vengono diffuse sui social network, passano di bocca in bocca e approdano perfino sugli scranni del Parlamento. Come si affronta un fenomeno di tale portata?
Alcuni bravissimi professionisti lavorano incessantemente per promuovere una cultura basata sul fact check, sulla ricerca di fonti attendibili, sulla chiusura di quei canali social e non solo nei quali circolano le cosiddette bufale. Ne è un esempio Pagella Politica, l’organizzazione che dal 2012 si dedica alla “correzione” di fake news e dati fuorvianti presenti nei discorsi dei personaggi politici. Indigo.ai ha collaborato con questa preziosa fonte di informazione per l’applicazione dell’intelligenza artificiale al debunking.
Il lavoro personale del fact checking infatti non può bastare in un’era in cui messaggi contraddittori arrivano da qualsiasi fonte, a centinaia e a migliaia. L’applicazione di Vera, l’assistente virtuale anti-bufale progettata da Indigo.ai, alle fake news sul Covid-19 ha dimostrato come i software di intelligenza artificiale siano il futuro del fact checking.
Cosa c’entra il fact check con la tua azienda?
Qualsiasi notizia falsa può essere dannosa per persone, istituzioni e anche aziende private. Diffondere fake news su un personaggio politico incide sul suo posizionamento nei prossimi sondaggi, così come dare opinioni negative su un prodotto presentandole come fatti danneggia potenzialmente i suoi produttori.
Ecco perché il fact checking può avere un impatto importante sulla tua azienda a livello di reputazione del brand e posizionamento del marchio: verificare che i dati diffusi, le notizie e le opinioni, i fatti e le bufale siano sotto controllo fa parte della strategia di comunicazione di una compagnia intelligente.
Individuare, smentire e bloccare sul nascere le notizie false che ruotano attorno ai tuoi prodotti o servizi o che si riferiscono alla tua persona è una mossa di brand reputation. E nel tempo porterà i suoi frutti anche in termini di posizionamento.
Scopri in che modo la piattaforma di intelligenza artificiale Indigo.ai può aiutarti a monitorare le conversazioni online e a rilevare notizie false o compromettenti per la reputazione della tua azienda.