Alla fine dello scorso anno, Amazon, Google, IBM e Microsoft hanno messo da parte le loro differenze per raggiungere una partnership rivoluzionaria nel campo emergente dell’intelligenza artificiale e degli assistenti virtuali.
La Partnership sull’AI (nome abbreviato per praticità) ha come principale obiettivo stabilire le best practice all’interno del mondo della AI, rendere comprensibile al grande pubblico il dibattito intorno a tutto ciò che la riguarda diventando uno spazio di discussione aperto per capire e spiegare come l’AI può influenzare le persone e la società.
Sebbene sia passata in gran parte inosservata dai media, questa partnership è un indicatore importante per capire la direzione dell’industria tecnologica. Infatti, il mercato dell’AI è in crescita, con proiezioni di entrate annuali fino a 36 miliardi in meno di un decennio.
Questo è anche uno dei principali motivi per cui Apple, che è famosa per restare sempre in disparte, si è unita alla partnership a gennaio. È per questo che Elon Musk sta collaborando con alcune delle più autorevoli aziende della Silicon Valley per creare una nuova startup dedicata solo all’AI. È sempre per lo stesso motivo per cui Amazon continua a commercializzare e ad espandere la sua linea Echo, grazie al suo assistente digitale Alexa. È per questo che Microsoft sta integrando Cortana, perché Samsung sta uscendo con Bixby e perché Facebook sta sviluppando la propria AI di messaggistica.
Google Home e Amazon Alexa
Insomma, gli assistenti virtuali sono il futuro e in questa partita ci vogliamo concentrare solo su due big pensati soprattutto per le interazioni a casa: Google Home e Alexa di Amazon. Secondo l’Ovum Marketing Research Google Assistant dominerà il mercato dei dispositivi di intelligenza artificiale con una quota di mercato del 23,3%, seguita da Bixby di Samsung (al 14,5%), Siri di Apple (13,1%), Alexa di Amazon (3,9%) e Microsoft Cortana (2,3%).
Leggi il nostro approfondimento su l’importanza di avere un assistente virtuale.
Alla luce di queste informazioni, perché Google dovrebbe interessarsi di Amazon?
Per la voce. La società di ricerca Gartner ha calcolato che entro il 2018, il 30% di tutte le interazioni con i dispositivi sarà basato sulla voce, perché le persone possono parlare fino a quattro volte più velocemente di quanto possano scrivere e la tecnologia dietro l’interazione vocale migliora in continuazione.
Soprattutto in un ambiente come quello domestico, il rischio per Google era che al momento, quasi tutti quelli che iniziavano una ricerca generale a casa, partivano dalla home page di Google su un PC o un telefono. Ciò portava a una pagina di risultati piena di annunci di testo – che aiutano a generare circa il 90% delle entrate di Google e probabilmente più dei suoi profitti. Ma se le persone iniziano a cercare o ordinare beni ignorando Google, le entrate pubblicitarie diminuiscono.
Ed qui che entrano in giorno gli assistenti vocali come Alexa. È arrivata posizionandosi su un segmento ben preciso del mercato e i vantaggi erano chiari: grazie ai comandi vocali lo shopping online (su Amazon) sarebbe diventato un gioco da ragazzi così come riprodurre la musica, controllare il meteo o il calendario. La risposta tempestiva ad un pensiero immediato, molto più veloce della battitura, ha reso Alexa così semplice da usare che anche (e soprattutto) un bambino sarebbe stato in grado di adoperarla. In questo modo la ricerca (che passava da Google) è stata semplicemente bypassata.
Per questo, quasi due anni dopo, è nata Google Home.
Non possiamo però ignorare quello è successo al CES 2017 a Las vegas, dove sempre più dispositivi hanno deciso di incorporare Alexa. E Amazon si sta addirittura spingendo nel territorio di Google: alcuni telefoni venduti negli Stati Uniti dalla Cina, hanno scelto Alexa al posto di Assistant di Google.
In poche parole, quella che è iniziata come “assistente a domicilio” brevemente si farà trovare anche nei nostri telefoni, ampliando così l’esperienza e diventando parte integrante di più ambiti della nostra vita (e non solo la casa).
Alexa e Home offrono un accesso semplice al contenuto che desideriamo, che si tratti di un personaggio del nostro gioco preferito o di avere informazioni sulla prossima destinazione per le vacanze.
La differenza tra uomo e macchina sta diventando più sfocata anche perché gli assistenti virtuali, grazie all’evoluzione dell’AI, saranno sempre più colloquiali e personalizzabili. Grazie ai prodotti consumer come Google Home e Amazon Echo, le persone stanno iniziando a sperimentare in prima persona i benefici che l’AI può portare nella vita di tutti i giorni, cosa che le big companies avevano già capito qualche anno fa.
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