Si sente spesso dire che l’intelligenza artificiale potrebbe essere la prossima frontiera nella rivoluzione del paradigma lavorativo. In questi casi, si sente anche dire che la creatività e l’arte saranno gli unici elementi non replicabili e quindi non a portata dei “robot”, ultimo appannaggio della natura umana.
Se sul concetto di artista in generale ci sono meno dubbi ( “un termine, che definisce chiunque eserciti un’arte”), definire l’arte richiederebbe un articolo a parte. Proveremo a farlo facendo leva su come si manifesta: l’arte può essere espressa attraverso la letteratura, la musica, la pittura, combinando elementi visivi, sonori e/o testo. La creatività, l’immaginazione e l’originalità sono termini ancora più sfuggenti. Eppure ad oggi l’originalità può essere codificata; le macchine alleggerite dai limiti della logica, che impediscono alle persone di raggiungere traguardi creativi, possono in qualche modo produrre o riprodurre l’arte?
Arti visive
Nel 2015, alcuni ricercatori dell’Università di Thurbingen in Germania hanno pubblicato uno studio su come, usando una rete neurale convoluzionale (CNN), fosse possible “astrarre” lo stile peculiare di alcuni pittori come Van Gogh, Munch e Picasso e applicarlo su qualsiasi foto, con dei risultati impressionanti:
Quando, invece, un team dell’Art e Artificial Intelligence Lab della Rutgers University, ha creato un algoritmo in grado di generare opere d’arte basate su una conoscenza della storia dell’arte, i risultati sono stati curiosi: per il 53% degli spettatori, le opere prodotte dall’intelligenza artificiale erano “umane”.
L’altro aspetto singolare è che quando è stato chiesto se l’opera d’arte fosse stimolante o avesse migliorato in qualche modo il livello dell’umore, il lavoro prodotto dalla rete neurale artificiale ha ottenuto un punteggio leggermente superiore rispetto alle opere d’arte umane.
Musica
La prima canzone pop creata da un AI, scritta nello stile dei Beatles, coglie il ritmo e lo stile in modo impressionante:
Non a caso, da qualche anno alcune persone sostengono che alcune delle playlist di Spotify sono state create dalla tecnologia (un fattore che contribuisce a questi rumor è stato l’assunzione di un esperto in intelligenza artificiale). Alcune playlist come Ambient Chill o Peaceful Piano, infatti, contengono canzoni accreditate ad artisti senza una pagina profilo all’interno della piattaforma.
Ed è proprio questo genere di musica, ambient e senza melodia che l’AI preferisce generare. Amper Music, per esempio, è una piattaforma web che, tramite AI, permettere di generare tracce musicali per spot, video web o altri tipi supporti che non richiedono una produzione musicale “avanzata”. Basta settare qualche variabile come mood musicale e strumenti e cliccare su Render per avere ogni volta una traccia musicale unica.
Scrittura
Quando dei ricercatori hanno alimentato una rete neurale con i 7 libri di Harry Potter, uno dei capitoli generati aveva frasi come “Ron stava per diventare ragno. Era solo.” Il libro si intitola Harry Potter e Il Ritratto di Quello che Sembrava Essere un Gran Cumulo di Cenere e sì, è abbastanza strano. Un Mangiamorte indossa una maglia con su scritto “Hermione ha dimenticato come si danza”, Harry cade giù per una scala a chiocciola per un’intera estate, Ron balla il tip tap e poi cerca di mangiare la famiglia di Hermione.
Utilizzando la stessa tecnologia, il regista Oscar Sharp e Ross Goodwin, artista e data scientist, hanno voluto creare un cortometraggio (dopo aver fornito numerosi script di fantascienza all’AI): i film dal titolo “Sunspring” è un prodotto che, secondo noi, merita di essere visto:
Siamo ancora in una fase fortemente sperimentale dell’AI applicata alla creatività e alla scrittura, non c’è dubbio. Di per sé, nessuno di questi strani tentativi sembra possa costituire una valida alternativa al lavoro di uno scrittore o di uno sceneggiatore. Ma sono proprio questi esperimenti strambi che ci lasciano intravedere segnali del mondo che sarà e ci fanno mettere in discussione il significato della parola arte.
La poesia dei bot
Per farci confondere ancora un po’ le idee sulla vera essenza dell’arte, dobbiamo visitare questo link www.botpoet.com.
Il progetto si chiama Bot or Not, è un esperimento di Oscar Schwartz e Benjamin Laird, ed è fondamentalmente un test di Turing per le poesie. Il test fu proposto per la prima volta da Alan Turing nel 1950 per rispondere alla domanda – “i computer sono in grado di pensare?”. Turing credeva che, se un computer è in grado di avere una conversazione con una persona talmente bene da non far sospettare la persona di star parlando con un computer, allora si può affermare che il computer è dotato d’intelligenza.
Bot or Not fa la stessa cosa, ma con le poesie. Se provate a giocarci, vi verrà presentata una poesia, voi dovete soltanto scegliere se è stata scritta da un poeta umano o generata da un algoritmo. Il sito è online da un po’ di tempo e i risultati che Schwartz e Laird hanno raccolto sono abbastanza sorprendenti.
Per il test di Turing, se un computer riesce a convincere qualcuno che sta avendo una conversazione con una persona il 30% delle volte, allora il test è superato e il computer può essere definito intelligente. Ci sono poesie generate da AI su Bot or Not che hanno ingannato il 65% degli utenti, superando di gran lunga il test di Turing. Ma le cose si fanno ancora più strane.
Prendetevi 60 secondi per leggere queste due poesie. Una è stata generata da un bot e una scritta da un poeta. Riuscite a capire quale?
La maggior parte delle persone sostengono che la prima sia quella dell’AI e la seconda quella umana, ma non è così. La prima è stata scritta da Gertrude Stein e la seconda è stata generata da un algoritmo chiamato RKCP progettato da Ray Kurzweil, un ingegnere di Google.
Questo è un esempio di test di Turing al contrario, in cui Gertrude Stein, scrittrice e poetessa statunitense, a quanto pare umana, ha ingannato la maggior parte delle persone nel credere che fosse un computer. Quindi, seguendo la logica del test di Turing al contrario, possiamo affermare che Gertrude Stein era un computer 😐.
Come decidiamo cos’è umano e cosa non lo è?
Se sembra strano, è perché associamo la capacità di scrivere poesie alla natura umana. Quindi quando ci chiediamo – “un computer potrebbe scrivere una poesia?” ci stiamo anche chiedendo – “cosa significa esattamente essere umani e come facciamo a definire con chiarezza questo concetto e come decidiamo cos’è umano e cosa non lo è?”, una domanda che secondo noi, diventerà sempre più centrale nei prossimi anni. Come abbiamo visto, infatti, la definizione di essere umano non è una definizione precisa e immutabile, non un fatto, ma un insieme delle nostre opinioni che può cambiare nel tempo.
Computer Art
Quando la linea che divide la nostra creatività da quella delle macchine si assottiglia, tutto si fa un po’ più confuso. In realtà però, potrebbe esserci un altro modo per guardare la questione. Potremmo iniziare a pensare che in realtà questa divisione non c’è mai stata e che la Computer Art in realtà, sia soltanto un’altra espressione dell’arte, come film, musica e pittura. Gli algoritmi che generano queste nuove forme d’arte sono stati scritti da esseri umani che hanno seguito teorie pensate da esseri umani, con dei computer costruiti da esseri umani, fatti con materiali raccolti da esseri umani, in fabbriche piene di esseri umani, etc. Gli esperimenti che abbiamo visto prima, sono esempi di arte umana.
Intelligenza artificiale e arte non sono così diverse tra di loro, e le distinzioni che ci vengono così veloci (Naturale Vs Artificiale, Vero Vs Finto) non sono poi così profonde. AI e arte sono entrambe dei complimenti alla natura umana.
Per questo, leggendo una poesia generata da una rete neurale, ascoltando una canzone scritta da un AI, o guardando un quadro dipinto da una persona, dovremmo sempre soffermarci ed apprezzare la bellezza della mente umana.